Notizie e schede - Claudia Sonia Colussi Corte Stampa E-mail

La memoria di Claudia Sonia Colussi Corte è stata scelta come finalista del Premio Pieve - Banca Toscana 2002.
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CLAUDIA SONIA COLUSSI CORTE
Isola vicentina VI, 1944
L'isola nuda

Consistenza: pp. 85


Tipologia testuale: Memoria
Provenienza Geografica: Vicenza/provincia

RIASSUNTO: Claudia è stata testimone silenziosa di un sogno infranto: quello del padre, affascinato dal comunismo sovietico, alla ricerca di una terra ideale che accogliesse lui e la famiglia. Così, nel 1946, Claudia e i genitori lasciano Monfalcone e si trasferiscono a Lussimpiccolo, paese d'origine del padre, dove l'uomo crede di poter concretizzare le sue speranze di uguaglianza. La Russia è troppo lontana “Allora perché non andare a vivere al paese natio, Lussimpiccolo, che è il più bel paese del mondo? [...]. La Jugoslavia non era lontana. [...] Così la grande, incomparabile madre Russia, protettrice di tutti i paesi socialisti, gli sarebbe stata più vicino”.
Ma le tante speranze sono ben presto vanificate: la Jugoslavia si rese indipendente politicamente ed economicamente dall'Unione Sovietica e per il padre di Claudia, impegnato nelle attività di partito, la rinuncia alla lotta “per un futuro migliore del proletariato” è inaccettabile.
È così che il Tribunale Supremo di Spalato lo arresta e lo condanna a quattro anni di reclusione e a un anno di libertà condizionata per attività sovversiva: prigioniero politico è deportato a Goli Otok, l'Isola Nuda. Claudia e la madre, sfrattate, senza reddito e spaventate da possibili rappresaglie, tornano in Italia nell'attesa di notizie, che giungono a sorpresa, circa un anno dopo. Il rientro in Jugoslavia per Claudia, che ha circa 10 anni, coincide con il ricordo indelebile di Goli Otok, l'isola che “divenne la tomba per tanti innocenti, e per tantissimi fu il luogo dove le mostruosità commesse dagli uomini agli uomini arrivarono al loro apice”. Situata a nord della costa croata, trasformata in un campo di concentramento per detenuti politici, “è un'isola priva di vita e con il suo aspetto che evocava la morte, era ideale per un carcere dove nessuna legge umana sarebbe più esistita”. Nel gennaio 1954, dopo molte ore di viaggio, le due donne incontrano per quindici minuti un uomo irriconoscibile. Per le feste natalizie, grazie a un'amnistia, ”un bussare quasi timido turba la quiete della casa”. Claudia riabbraccia il padre “con le guance scarne [...] vestito poco e male [...] con la testa rasata”.
Dal febbraio 1951 alla fine del 1954 un uomo ha condiviso la sorte di almeno altri 2000 carcerati, molti dei quali “sono deceduti per estenuazione, torture, malnutrizione e malattie”. Claudia è stata testimone, sino all'ultimo, della sorte di suo padre, che è deceduto con nel cuore “quell'immagine incancellabile che ebbe della Russia, leggendo i libri dei suoi grandi scrittori”.

Soggetti: Amicizia; Famiglia, Infanzia, Giovinezza, Prigionia, Emigrazione esterna, Politica. Fede, Religiosità, Scuola, Comunismo, Deportazione, Navigazione, Carcere, Torture

Parole chiave: Prigionieri politici, Carcere di Goli Otok, Regime di Tito

Luoghi del racconto: Isola Vicentina, Vicenza/provincia, Croazia, Lussimpiccolo, Fiume, Pola, Isola di Goli, Pordenone, Monfalcone, Gorizia/provincia, Taglio di Po, Rovigo/provincia

Estremi cronologici del racconto: 1946-1956
Tempo della scrittura: 1998

Segnatura: MP/02


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