Edgardo Bressani e Ida Ragaglia Stampa E-mail
bressani2 (Trieste, 1912 - Genova, 1993;
Bobbio PC, 1915 - Genova 1998)
Tu sei per me l'aria che respiro
epistolario 1934-1945

Ad opera della figlia Maria Luisa, una selezione delle mille lettere d'amore tra due fidanzati, poi sposi. Lei è maestra elementare in Emilia e, per un breve periodo, in Slovenia; lui è un ufficiale dell'esercito impegnato, prima nel territorio nazionale, poi nella seconda guerra mondiale, in Tunisia, dove sarà fatto prigioniero. Lettere sentimentali, spesso ricche di sensualità e passione, ma anche di pensieri d'amore per i due figli nati dall'unione.
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Posta militare 44, 9/2/43 - XXI° Era Fascista. Comando.
Mia piccola Ida,
questo pomeriggio ho ricevuto il tuo scritto del 24, due del giorno 1 e un ultimo del 25. La gioia è stata un po' frenata dal momento spirituale che sto attraversando e che ora verrò a descriverti.
La mattinata è trascorsa tranquilla. Ho girato come al solito per diversi servizi e alle 13 ero a tavola. Appena finito di mangiare, il telefonista che sta nella stessa stanza dice di aver ricevuto comunicazione che aerei nemici sono in vista. Mi affaccio sul balcone e vedo i tedeschi di una batteria contraerea viciniora correre ai pezzi. Poi cominciano a sparare. Mi decido a salire sul terrazzo, sopra il tetto, per vedere meglio di cosa si tratta. Grande imprudenza. Alzati gli occhi scorgo una formazione di ben 24 quadrimotori americani, già sopra la mia testa, circa a 400 metri di altezza e scortati da diversi apparecchi di caccia. Tutto intorno le nuvolette dei proiettili contraerei. Nello stesso istante l'allarme e lo scoppio dei primi spezzoni in direzione del campo. E' seguita una vera pioggia, gragnola, durata diversi minuti, interminabili. Mentre gli aerei in formazione serrata si allontanavano una spessa nuvola di fumo, lunga 1 km. e alta 100 metri, si stendeva tutta alla periferia di Kairouan. Ciò mi ha fatto comprendere subito il perché del bombardamento. Difatti poco dopo all'ospedale arabo posto vicino al Comando, ecco affluire i primi feriti, i primi morti. La scena che si è svolta per più ore, e che io non ho visto finita, è stata terrificante, straziante. Feriti e morti, tutti arabi, quasi tutti uomini, salvo qualche bambino, trasportati con ogni mezzo d'occasione. Su carrette a cavallo, a mano, autocarri, autovetture, e a piedi, a braccia, barellati e perfino uno in carriola. Tutti insanguinati, a brandelli. Molti seguiti da parenti piangenti e urlanti. Saranno più di mille tra morti e feriti. Questo episodio verrà alle tue orecchie prima della presente e creerà molto scalpore in tutto il mondo, specie arabo. Povera gente, toccata nella carne, quando più tanto grama, misera, era la vita che conducevano. Quello che più impressionava era l'impossibilità di provvedere ad una discreta medicazione delle vittime, data la deficiente attrezzatura. Arabi mandati di ritorno, sorretti a braccia e probabilmente moribondi. Bambini gravemente mutilati e portati a braccia dal genitore. E poi l'esodo delle famiglie verso la campagna. Mentre sotto ai miei occhi si svolgeva questa scena, ecco giungermi i tuoi scritti, pieni di speranza, di fiducia. Non so perché Ida, ma in me spesso affiora la disperazione. Non vedo via d'uscita. E' terribile.



[nota della figlia]
CAPITOLO I: Giovinezza giovinezza primavera di bellezza.
Si erano conosciuti a Bobbio nel settembre '33 alla festa dell'uva. Lei nel caratteristico costume paesano, con il bustino stringato che sottolineava i suoi 54 centimetri di vita, con i capelli in due trecce lasciate libere sul petto in boccoli neri (quelli che si usava arricciare bagnandoli in acqua e zucchero e arrotolandoli in strisce di giornale annodate). Lui, venuto da Trieste dopo aver vinto con un pubblico concorso un posto nell'Ufficio Finanziario della cittadina e già sottotenente di complemento dopo aver frequentato a Pola la Scuola Allievi Ufficiali nell'arma di Artiglieria, Specialità Pesante Campale. Era stato generoso nell'acquistare l'intero cestino d'uva che lei vendeva e si erano scambiati le prime parole.

 
 
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