Sebastiano Mele Stampa E-mail

Taranto li 16 dicembre 1907
La nave civettuola e forbita, si culla dolcemente sull'acqua increspata dal ponente che spira fresco e frizzante.
Si danno gli ultimi ritocchi al gran quadro ch'è la preparazione della nave per la partenza.
Il momento è solenne. I fischi sono riuniti in banda per dare il segnale del posto di manovra. Gli occhi di tutti sono umidi di lagrime.
Sulle due rive del canale si accalca un'immensa folla, tutta Taranto ci attende per augurarci il buon viaggio.
Sono le 14, il signor Comandante assume la direzione della manovra. Molliamo gli ormeggi e a velocità abbastanza forte, seguiti a breve distanza dal “Caprera”, che parte per Massaua, imbocchiamo, fra due fitte ali di popolo plaudente e di truppa al suono della marcia reale, il canale.
È uno sventolio incessante di fazzoletti che alternativamente tengono le lacrime a molti che, o per commozione o per altro non possono frenare. Il Castello (stazione segnali) alza il segnale del Buon viaggio e dopo un'ora non vediamo più nulla.
Vento fresco da ponente che aumenta sempre più fino al traverso dello Stromboli.
Attraversando lo stretto, il “Piemonte” ancorato a Messina ci segnala (TDL): Vi auguro una felice traversata. Dopo lo Stromboli e fino a Gibilterra mare leggermente mosso.

San Diego di California
Arriviamo il giorno cinque luglio ad avvistarlo.
Che differenza di panorama. In lontananza, dal mare, si scorge la gigantesca mole dell'Hotel Coronado. (…)
Costeggiamo la terra fino a giungere alla testa dell'isola di Coronado e girando sulla dritta ci infiliamo per un canale tortuoso e pericoloso fino all'altezza dell'immenso Hotel anzidetto, ma dalla parte interna. Tutto il canale è dominato da fortificazioni ed in mezzo ad esse le innumeri ed esageratamente grandi tabelle della consueta reclame Americana. Una colonna in cima al colle a sinistra ricorda i morti dell'esplosione della caldaia di una nave da guerra degli Stati Uniti (Wilmigton).
Le strade sono tracciate anche senza l'abitato ed ogni strada ha i suoi marciapiedi in cemento o asfalto ed è percorsa da innumerevoli tram elettrici.
Si vedono già i caratteristici grattanuvole. Dalle altissime antenne in ferro sovrastano l'abitato ed in ognuna di queste avvi da quattro a cinque lampade ad arco.
La città è nuovissima, nascente. È piena di villini civettuoli, circondati da fiori finissimi. Gli americani dell'interno vi affluiscono in numero straordinario.
Il dollaro qui è tutto. Gli automobili sono come da noi le carrozze in affitto. In mare non si conoscono remi e dal benestante all'ultimo pescatore possiede la sua gasolina (autoscafo).
Dalla parte di Coronado il suolo è coperto di candidissime tende. Un'immenso accampamento ove invece di soldati, vi dimorano le flessuose ed emancipatissime Miss con le loro famiglie.
Passare al tramonto tra le dritte vie fiancheggiate da questi caratteristici caseggiati in tessuto bianchissimo si ha l'idea di essere in un paese di fate.
Quelle figurine quasi diafane leggerissimamente vestite sono tutte intente ad inaffiare le aiuole fiorite con le maniche tirate su sino al gomito e con una serietà da fare invidia ad una mamma presso la culla. A bordo è sempre pieno di queste creaturine che sembrano gingilli e fatte a posta per far perdere la testa a tutti gli uomini che riescono ad avvicinarle. (…)
mele2 Sembrano tutte uguali, non se ne vede una brutta. Pulite fino allo scrupolo e amanti di tutti gli sports che si possano immaginare. (…)
In mezzo alla strada, senza che nessuno vi faccia la guardia, si osserva all'altezza d'uomo uno splendido orologio che vi da' l'ora di quasi tutte le più importanti città del mondo segnate in differenti quadranti: l'Italia è rappresentata da Milano.
Pochi sono stati i paesi che ci hanno lasciato tanta bella impressione.

San Francisco
(…) Il 24 aprile siamo in vista della metropoli del Pacifico.
Chi sta di fuori non può nemmeno lontanamente immaginare il gran movimento di persone e di cose che si svolge in questa grande città che corre vertiginosamente ed un avvenire miracoloso.
(…) San Francisco in gran parte risorta dopo l'immane cataclisma è immersa in una nebbia fitta e appena le cime più alte dei grandi edifizi ne rivelano la sontuosità,
Imbarca il pilota e ci conduce all'ancoraggio innanzi al dock n°8.
Immediatamente una frotta di connazionali, fornitori ed un comitato sale a bordo ad offrire la loro merce e portare il saluto della colonia. E che colonia. Sono in circa sessantamila. Hanno molti istituti bancari. Banca Colombo, Italo- American Bank, Banca Popolare Italiana e Banca d'Italia.(…)
Malgrado le esagerazioni dei giornali sulle resurrezione di S. Francisco sono ancora troppo evidenti le tracce della sanguinosa piaga prodottagli dall'immane catastrofe del 1905. In gran parte sono abitazioni improvvisate, di legno, eleganti e di molto buon gusto. Sono tutte casette piccole piccole civettuole e di stile moderno, attorniate da giardini fioriti entro cui vi formicola una folla gaia e cinguettante d piccole Miss tutte intente nel curare con devozione le aiuole smaltate. Di maestoso non vi è che la parte centrale della città dove si addensa tutto il commercio e il movimento, e dove gli immensi grattanuvole nascondono i loro dorati conicoli fra la nebbia, quasi a sfidarne il firmamento.
A bordo e specialmente nei giorni festivi non si può circolare che a gran fatica tant'è la calca dei visitatori affluita da ogni parte della California a visitare la nave che porta la bandiera della loro Patria.

Kobe
Il mare è uno specchio in cui si riflettono le centinaia di villaggi civettuoli adornanti l'incantevole riviera interna e la natura è tutta rigogliosa e pittoresca. Tutte quelle casette piccine piccine sparse in giro a questo grande lago turchino sembrano messe lì per inghirlandarne il limpido specchio.
Molte barche da pesca come tanti punti neri in uno sterminato foglio di carta, vi stanno a pescare.
Vi si scorgono dentro quei piccoli esseri con la speranza pendente da una canna e lo sguardo fisso sul filo che attraversa la massa trasparente del mare. Alzano un momento la testa al nostro passaggio per ripiombare poi nell'attenzione.
Altro che costa azzurra! Quante Nizze e quanti Rapallo in questa terra d'incanti!
Lontano, lontano su una strada bianca svolgentesi come un nastro agitato dalla brezza corre veloce un rinshow che sembra un giocattolo.
Quanti Dorando Petri in questi uomini piccoli dai garretti in acciaio che da mane a sera trascinano il lilipuziano veicolo!
(…) Non lo dimenticherò mai questo meraviglioso paese nascosto sotto le verdi piante, ricco di un'infinità di templi e con un parco senza pari. Ah! Quel parco! Chi sa quanti milioni sarebbero necessari in un altro paese che non sia il Giappone per poterlo possedere. Il leggendario amore alle piante e ai fiori è sempre stato coefficiente che ha estremamente contribuito a che questo paese sia, e forse sarà sempre, tutto un giardino.

Vladivostock
Paese agognato questo. Si fanno mille congetture su questa città cinta di acciaio e di uomini per contrastarne il possesso ad ogni costo. (…)
È la Siberia, la triste e paurosa Siberia. La terra del pianto e della deportazione. Corriamo parallelamente alla costa fino ad avvistare l'isola di Askold. Ai piedi di una rupe frastagliata dal mare è una nave russa che nel disastroso fuggi fuggi andò a fracassarsi contro gli scogli per non più staccarsene. Ha due fumaioli e la prua completamente fuori acqua. Continuiamo a camminare. S'incominciano a vedere le opere avanzate. Dalla sinistra ci giunge la voce rauca e potente della sirena che ad intervalli di tre o quattro minuti urla paurosamente come spauracchio fra la impenetrabile nebbia che si perde ondulando e colugiando nell'infinito.
La nebbia si dirada spinta dal libeccio fresco lasciando dietro a sé un panorama incantevole. Imbocchiamo il Corno d'Oro. Dritta e sinistra è un'alterenarsi di forti e casermoni. Sulle pianure lontane degli immensi accampamenti, come enormi campi di funghi, coprono letteralmente delle estesissime zone.
(…) Il panorama, ripeto, è superbamente bello. Dei magnifici palazzi si proiettano sullo specchio limpido dell'acqua con dei riflessi argentei.
Sulla dritta è un monumento all'Italia: “un giardino d'Italia”. Prorio così si chiama la più bella e incantevole parte di questo amenissimo golfo.Ci sentiamo attratti, il nome della Patria chiama e con un sanpam attraversiamo senza indugio la baia. Sulla porta di accesso, scritto in russo e a caratteri di scatola, è il nome del nostro paese, emblema di bellezza. A entrarvi restiamo però un po' in forse.
Con tutto che siamo forestieri, anzi ospiti e Italiani per giunta, senza scrupoli ci si impone la tassa di mezzo rublo pari a lire una e trentacinque italiane, tanto per andare in un discreto posto a teatro da noi. Non vogliamo fare la figura da tirchi e nostro malgrado paghiamo ad un Ufficiale in servizio attivo, la tassa e ci vien lasciato libero l'accesso.
mele3 Disillusione completa: una confusione di alberi incolti messi su dalla natura e sotto di essi, all'ombra, seduti sull'erba o su dei rustici scanni di legno ancor più rustico, un'infinità di coppie equivoche che in Europa la decenza non avrebbe tollerato certamente. Su in cima, quasi al colle è una birreria messa a bella posta per scorticar chi malauguratamente vi capita. È attorniata da giovinette venute da lontani paesi, da tutto il mondo, in questa mercato di bruti, in questa esposizione eterna di orge indicibili.
(…) Non parliamo di censura! Il Corriere della sera che si vende pure qui come pure la Tribuna e la Stampa, arrivano ai rivenditori mezzi mutilati nel loro contenuto. Il Corriere del 24 giugno 1909 con un articolo dell'Onorevole Morgari contro lo Zar arrivò con un tale sfregio d'inchiostro da nascondere tutta la parte interessante del discorso.
La città è in mano ai manigoldi. Uscire, ovverosia allontanarsi di due passi dall'abitato è pericoloso. I dintorni sono infestati dai malviventi che fermano i passanti e li alleggeriscono di quanto hanno addosso.
In compenso di tanto male, la permanenza qua non dispiace poiché è l'unico paese che rompe la monotonia prettamente orientale nell'Estremo Oriente.
È un paese all'europea nel vivere e nei costumi.

Taranto
Eccoci al fine ai nostri 88896000 di metri circa di navigazione.
Dopo due notti dalla partenza da Suda, nella profonda oscurità della notte ionica, i deboli raggi del faro di Santa Maria di Leuca ci annunciano la terra nostra prossima. L'equipaggio, che tutti vegliano sui ponti scoperti per non perdere l'emozionante istante della prima vista del patrio suolo, erompe in un gioioso spontaneo urrah che si spande e si perde lontano verso la terra tanto amata. Sembrava lo storico grido dell'equipaggio del Santa Maria di Cristoforo Colombo.
(…) Dopo le ispezioni d'uso, l'equipaggio sbarca, va in licenza (ben meritata licenza dopo tante fatiche). Chi torna ai monti, chi prende nuova destinazione su altre navi in Italia e non pochi ritornavano dopo breve periodo ai lontani lidi.
Tre anni di vita in comune avevano legato tenacemente, in profondi vincoli, tutti noi e ciascuno, in seno alla propria famiglia, ricorderà i compagni di questo lungo, felicissimo viaggio.


Sebastiano Mele
"Note sulla campagna compiuta dalla R. Nave Puglia"
diario di bordo 1907-1910

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