Raffaele Resta Stampa E-mail

Raffaele Resta

Bariscine
diario 1942-1943 

Raffaele Resta
nato a Bari nel 1922, morto nel 1977

Giugno 1942, Trento: Raffaele Resta, autiere ventenne, sta per partire per il fronte russo dove l’esercito italiano combatte da mesi al fianco della Germania alleata. Nell’attesa che si carica la metà delle macchine della sezione ci divertiamo immensamente: ogni ragazza che passa in bicicletta gli sbarriamo la strada in modo da rallentare la velocità, poi tutto d’un colpo sgombriamo dividendoci in due file. Appena ci è vicina, ci buttiamo a terra e tutti guardiamo sotto le gonne. Irriverenza, gioventù e voglia di divertirsi: è lo spirito con cui Raffaele vive l’esperienza della campagna di Russia e della ritirata del regio esercito, fino al marzo del 1943. Sin dal lungo viaggio di andata, l’amore e le pulsioni erotiche verso le ragazze locali prendono continuamente il sopravvento sul clima di violenza che circonda Resta e i suoi commilitoni: vengono a trovarci portandoci sigarette e fiori, sembrano impazzite dal piacere e fino al momento di partenza non si fa altro che scambiarci occhiate infuocate. Prima di lasciarci le dissi: Sceins fraulain - bella signorina - Offiderson sceins fraulain - è l’ultimo saluto – un bacio. Essa entrò la testa nella gabina e mi baciò più volte. L’arrivo in Russia coincide con il disvelamento della ferocia tedesca e dello sterminio degli ebrei: 24.6.42 Da ultime informazioni risulta che nella settimana scorsa i tedeschi hanno ammazzato 1500 bambini maschi fino a sei anni perché appartenenti a razza ebraica – scopo - distruggere e sterminare la razza. Arriverà quel giorno che il sangue di questi disgraziati sarà rivendicato, e non sarà molto lontano. Tutto il mondo, se non lo sa, saprà chi sono i tedeschi. E con la scoperta dell’efferatezza della guerra combattuta a Est: Prima di entrare nella città di Kiew ci sono tre ponti fatti saltare dai russi in ritirata. Quanto più ci inoltriamo tanto più aumenta il panico; il terrore diventa insopportabile. Con grande sbalordimento e orrore, mi accorgo che sia a destra che a sinistra della strada tutti i palazzi sono distrutti, rasi al suolo, rimangono cumuli di macerie. La guerra offensiva italiana, osservata dalle sterminate retrovie di Stalingrado dove Resta si muove per mesi con la sua vettura tra Millerovo e Stalino (Doneck), appare lontana. L’onda d’urto bellica provoca lutti e sofferenze, ma consente di muoversi, di vivere e corteggiare le “bariscine”, le ragazze russe. È quasi buio che altre due si imbattono in noi - io e un siciliano. Anche queste vanno in cerca di casa. Con molto piacere cerco un’altra casa poiché so di mettermi a partita sicura. Difatti, trovata la casa, ci mettiamo d’accordo di pernottare con loro. Dopo mangiato ognuno si affianca la sua dama. Mentre Costantino e la sua dama con due chitarre e ben uniti fra loro improvvisano delle canzoni e delle ariette allegre a due voci, la mia Lidia mi racconta la triste sua sorte. Essa era moglie di un tenente pilota che non ha più visto dal primo giorno del conflitto di questa guerra. Inoltre essa aveva una bambina che le è morta nella presa di Voroscillograd - dagli italiani, luglio 1942 - sepolta assieme alle macerie dell’abitato. Ora essa è venuta costà per comprare del grano. Le promettiamo di aiutarla dopodiché si va a letto. La mia ha 22 anni. Non c’è idillio: è una lotta per la sopravvivenza che proseguirà anche nell’ora più buia, che coincide con l’inizio della ritirata: 19-12-42 apprendiamo che le armate russe sono a Cantemirovha. Vedo scendere dalla strada due, tre, quattro, una colonna di macchine cariche di truppa; non dò retta, continuo il mio lavoro. Pochi minuti dopo le macchine aumentano sempre più; gli uomini sono aggrappati sui parafanghi, sulle gabine, sui predellini e fin anche fra i longaroni. È inutile più esitare – è la ritirata - no la disfatta del fronte centrale.

 

 

 

Il programma della 36^ edizione:  

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