Giovanna Battista Eventi Stampa E-mail

Giovanna Battista Eventi

Vico Tagliaferro
memoria 1939-1952

Giovanna Battista Eventi
nata a Napoli nel 1939

Napoli, 1942. Il primo ricordo d’infanzia della piccola Giovanna si ricompone sotto i bombardamenti della Seconda guerra mondiale: Dal grembo caldo e oscuro del sonno mia madre mi svegliava chiamandomi a bassa voce, mi avvolgeva nella copertina rosa e celeste e infilava febbrilmente qualche ultima cosa nella valigetta di fibra marrone. Poi ero in braccio a papà e attraversavamo in fretta l'appartamento incalzati dal suono angosciante delle sirene. L'entrata del ricovero era nell'androne del vecchio palazzo in cui i miei genitori abitavano con la famiglia di mia madre. Non facevamo in tempo ad accalcarci gli uni vicini agli altri sulle panche di legno, che già le esplosioni, i fischi, le deflagrazioni si susseguivano tutt'intorno a noi e sulle nostre teste. Non ricordo che avessi paura, ero troppo piccola e tra le braccia dei miei genitori mi sentivo al sicuro. Con il passare del tempo la vita in città si fa sempre più pericolosa e la famiglia Eventi decide di sfollare. La scelta cade su Boscotrecase, all’ombra del Vesuvio: una rete solidale accoglie Giovanna e i genitori, ma non riesce a metterli al riparo dai drammi del conflitto. Dopo l’8 settembre il padre finisce in un campo di lavoro in Germania, dal quale torna solo dopo due anni, mentre la madre partorisce un figlio settimino che muore dopo pochi giorni. E dal marzo del 1944 una minaccia naturale si somma alle tragedie provocate dall’uomo: Il pennacchio mostrò un cuore di fiamma e alcune lingue di fuoco cominciarono a scendere lungo i fianchi del monte. La nuvola di cenere e lapilli lanciata in aria dal Vesuvio ricadeva sui territori circostanti, oscurando il cielo. Sembrava di essere all'inizio della notte mentre la lava scendeva in diversi rivoli bruciando la vegetazione e cominciando a minacciare le abitazioni più vicine. L’eruzione del vulcano impone un nuovo trasferimento, questa volta ad Amalfi, da dove Giovanna e la madre, in compagnia di una zia, ritornano infine a Napoli. La città, che si è liberata da mesi dalla presenza dei nazisti, mostra ancora ferite profonde nel tessuto urbano e nell’animo popolare, ma cerca con forza di tornare a vivere. Giovanna la scruta e ne racconta gli interpreti da un punto di osservazione che le resterà sempre caro, anche quando la vita la porterà altrove: il rione Stella, nel centro della vecchia Napoli, in Via Antonio Villari, più tradizionalmente e propriamente detta Vico Tagliaferro. Nella mia città si dice: "'A vita è n'affacciata 'e fennesta", e il balconcino della camera delle zie era il mio osservatorio sul mondo del vicolo. Rannicchiata nell'esiguo spazio fra il gelsomino e la dama in camicia stavo per ore a godermi lo spettacolo di quel teatro gratuito che era il vicolo. Specialmente d'estate, quando il caldo li cacciava dal buio soffocante dei bassi nella strada, gli abitanti del vico Tagliaferro svolgevano quasi ogni loro attività esistenziale all'aperto. Proprio di fronte al nostro portone c'era il basso di Donn'Amalia, una rossa tarchiata, che abitava l'unico ambiente con il padre anziano e una figlia mia coetanea, di cui non si conosceva il padre. Pur non essendo mai entrata nel suo basso, ne conoscevo in dettaglio la mobilia, poiché una volta alla settimana Donn'Amalia la trasportava tutta fuori, nel vicolo, e, con la testa avvolta nel fazzoletto, procedeva ad una pulizia radicale… Alla destra di Donn'Amalia, c'era il basso di Don Salvatore, che era considerato un po’ il saggio del quartiere. Nelle serate estive, sedeva abitualmente a cavalcioni di una sedia fuori del basso, vestito solo dei calzoni del pigiama a righe e della canottiera, e lì teneva banco, di solito ascoltato in principio da una o due persone, a cui spesso venivano a mano a mano ad aggiungersene altre, fino a formare un crocchio numeroso e attentissimo. Al primo piano di fronte a noi abitava il cavaliere Diomede del Cilento – così lui si presentava -, ufficiale a riposo e amico di mio nonno, che arrotondava la non lauta pensione dando lezioni di scherma. La Pazzarella era invece…

 

 

 

Il programma della 36^ edizione:  

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