Giuseppe Ferri - Margherita Ianelli Stampa E-mail
ferri-ianelli       Giuseppe Ferri - Margherita Ianelli 
Quelli del niente
introduzione di Mario Isnenghi
Firenze, Giunti Gruppo Editoriale, 1994
Diario Italiano n. 10
pp. 240 - euro 9,30

volume esaurito


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Giuseppe Ferri
Premio Pieve - Banca Toscana ex aequo 1992
Quelli del niente
1927-1947
memoria

Quelli del "niente" sono poverissimi contadini senza terra dell’aretino, che sopravvivono raccattando ogni giorno qualcosa da mettere sotto i denti. Una famiglia composta dal padre e dai piccoli, rimasti orfani di madre. Vivono, dice Giommo - questo il suo soprannome - "tra la povertà e una miseria da bacchettare; se c’era il pane non c’era il companatico. Mio padre per farmi allattare andava in cerca di latte dalle spose delle campagne".
Il racconto di queste vicende aspre affiora, a volte drammatico, a volte divertente da una memoria scritta recentemente: il ragazzo è stato per un certo periodo a Roma, come domestico in una casa agiata e fredda, dalla quale è fuggito mentre arrivavano le truppe alleate a liberare la capitale. A piedi e con mezzi di fortuna Giommo riuscirà in tre giorni a tornare a Subbiano e a partecipare avventurosamente alla liberazione della sua città.


Margherita Ianelli
Coi partigiani in casa
1936-1944
memoria

Dopo l’8 settembre una famiglia di Marzabotto presta la sua collaborazione a nuclei di partigiani che si rifugiano nel bosco proprio sopra la loro casa. La collaborazione diventa però assillante: ogni notte Margherita dovrà alzarsi al richiamo di tre colpi alla finestra e alla parola d’ordine "Siamo quei ragazzi". La situazione precipita, i partigiani cominciano a fare prepotenze e Margherita racconta come era costretta a oltrepassare le linee tedesche per prestare soccorso ai ragazzi rifugiati nel bosco. Fino alla notte del 29 settembre 1944, passata alla storia come quella dell’eccidio di Marzabotto.
"Quella mattina ci alzammo all’alba per preparare tanto pane. Era un’alba senza stelle, cadeva una fitta pioggerellina. Mentre attraversavo l’aia vidi nella zona di Monte Sole dei grossi falò. Capii che erano case che bruciavano. Sentii raffiche di mitra e urlii di persone: Ormai era giorno e si vedeva con chiarezza, i fuochi aumentavano, le raffiche pure, le urla non si udivano più".

 
 
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