Cromosoma 4 Stampa E-mail

sabato 19 settembre
ore 10.00
Piazza Plinio Pellegrini

Cromosoma 4
Storia di uno sbaglio di natura 
di Paola Nepi 
Aska Edizioni, 2020

Cromosoma 4 | di Paola Nepi

incontro con Guido Barbieri e Richard Ingersoll 
letture di Anna Aurigi 
musiche dal vivo di Alessandro Moretti 

Verso quali destinazioni, lungo quali sentieri porta la lettura delle pagine di Paola? Innanzitutto dentro una “selva” (la metafora che i poeti del Seicento utilizzano più spesso per definire l’essenza della narrazione) del tutto “non familiare”. Cromosoma 4 non è un romanzo convenzionale, né un racconto di formazione, non è un memoriale, né una autobiografia. Ma non sfoglierete nemmeno le pagine di un diario, di una cronaca familiare, di un romanzo storico, di un racconto “satirico”. Certo, dalla scrittura di Paola affiorano innumerevoli frammenti (radici, foglie, rami) di ognuno di questi “generi”. Ma tutti sono fusi e distillati in una technè superiore che conduce il lettore verso una forma di scrittura alta e nobile, che non appartiene necessariamente alla pagina scritta, ma che si libera nel cielo della pagina detta: la forma, cioè, del monologo teatrale. Mentre leggerete le memorie, le annotazioni, i ricordi, le invettive, le cronache della battaglia estenuante tra Paola e la Bestia (come lei stessa chiama costantemente la malattia) dovete immaginarvi il suo corpo sottile ed eretto (lo scoprirete, lentamente) che, dall’alto del suo metro e settanta cinque centimetri, occupa saldamente il centro della scena. E che piantando gli occhi in quelli degli spettatori (non lettori, spettatori…) canta la sua vita, con la forza e la passione di una grande aria d’opera, di una grande scena drammatica. Mai dimessa, mai rassegnata, sempre pronta ad addentare pezzi di vita vera, sempre impegnata nella lotta tra il destino dei sommersi e quello dei salvati, sempre divisa tra l’urlo e la preghiera, tra l’invettiva e il sospiro.

Tutti “questi pezzi” di vita sbucano fuori dalle pagine di Cromosoma 4 con una vitalità incontenibile e contagiosa. Paola parla in prima persona non tanto per raccontare sé stessa, ma perché è l’unico criterio d’ordine possibile per non essere sommersa dal fiume di uomini, donne, cose, oggetti, colori, sapori, paesaggi dentro il quale è stata ed è tuttora immersa. In due soli momenti la voce della narratrice smette di dire io e si rappresenta, si racconta, come fosse la protagonista di una storia che non la riguarda. Il capitolo in cui, con rispetto, pudicizia ed eleganza, racconta l’irruzione nella sua esistenza del principio d’amore. E il capitolo finale in cui, tra sonno, sogno e veglia Paola immagina di abbandonare la prigione del suo letto, della sua posizione eternamente distesa, per riguadagnare la posizione eretta: e ascolta i passi, i sensi, gli odori, i colori, i sapori che, quasi tutti, invece le sono negati. E così facendo disegna una mappa precisa, esatta, non del mondo di fuori, ma del suo mondo di dentro: le stanze della sua casa, i fiori del suo giardino, i mobili e gli oggetti di una meticolosa topografia domestica. Come se la casa fosse la mappa di quel mondo, la riproduzione in scala, ma fedele, di ogni altra parte dell’universo. Una chiave per accedere alle meraviglie che la Bestia le ha rubato.

dall’introduzione di Guido Barbieri

prenotazione obbligatoria


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Il programma della 36^ edizione:  

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