Premi speciali 2021 Stampa

premi speciali - foto di Luigi Burroni


Premio speciale "Giuseppe Bartolomei"

attribuito dalla Commissione di lettura 

Marcello Rodinò di Miglione
nato a Napoli nel 1906, morto nel 1994

Giornale di bordo
autobiografia/diario 1906-1988

Ho tante volte pensato che sarebbe stato piacevole poter rileggere, raccolti in una specie di “Giornale di bordo”, i fatti più significativi della vita mia e della mia famiglia. È così che Marcello Rodinò di Miglione introduce la sua monumentale opera autobiografica. Trentaquattro anni di vita (1906-1940) ricostruiti nel dettaglio, grazie a una predisposizione innata verso la scrittura di sé che lo aveva portato a disseminare agende di appunti e fatti, ancor prima di concepire sistematicamente la scrittura di un diario. Una pratica che Marcello avvia in un momento delicato della storia italiana, poco più di un mese dopo l’ingresso nella Seconda guerra mondiale. Comincio il “Giornale” oggi 20 luglio 1940 alla Marina di Vietri, dove siamo per fare i bagni con i bambini. Da quel giorno e per i successivi 48 anni (1940-1988) non rinuncerà più a raccontare in prima persona la sua traiettoria personale e quella della sua famiglia, di antica nobiltà napoletana, legata in modo profondo alle vicende del Paese. Il padre Giulio, eminente figura di uomo politico, è tra i fondatori con Don Sturzo del Partito Popolare Italiano. Tra le molteplici pagine che raccontano le intersezioni tra la famiglia e la storia, spicca nelle memorie di Marcello il ricordo dell’incontro tra il padre e il Maresciallo Badoglio, un mese dopo l’insurrezione di Napoli. Domenica 31 Ottobre 1943. Stamattina alle 10 a palazzo Salerno Papà si è incontrato con S.E. Badoglio con il quale ha avuto un lungo colloquio sui gravi problemi dell’ora che volge tristissima per l’Italia e per la nostra città. Badoglio è stato molto cordiale con Papà e, dovendo ricevere varie personalità napoletane, è entrato per primo con lui sottobraccio nel suo ufficio provvisorio a P.zo Salerno e nel lungo colloquio, il primo dopo oltre vent’anni, si sono dati del “Tu”. Di grande interesse anche la cronaca del giorno della Liberazione di Napoli dall’occupazione dei tedeschi, che Marcello racconta in presa diretta grazie alle informazioni che raccoglie e a quello che riesce a vedere con i propri occhi. Giovedì 30 settembre 1943. Ore 19,45 - Rientriamo ora a casa - Papà, Guido, Ugo, Diego, io - dopo una memorabile giornata: la cacciata - non “l’andata via” ma “la cacciata” dei tedeschi da Napoli! La notizia, diffusasi fin dalle prime ore di stamattina, è risultata confermata verso le 10; ci prepariamo tutti ad uscire da casa dopo tre giorni di reclusione, di ansie, di sofferenze, di incertezze; per le strade si vedono i più disparati gruppi di armati e residui di barricate; ufficiali in borghese e badogliane, marinai in maglietta, molti borghesi armati di fucili e pistole; apprendiamo così le prime notizie circa i combattimenti dei napoletani contro i tedeschi; animosi giovani, dopo aver fatto la guerriglia per 20 giorni, hanno, nelle ultime ventiquattr’ore, sostenuta una vera battaglia dal Vomero alla Ferrovia, da S. Ferdinando a p.za Amedeo, da p.za Carlo III a Capodimonte, costringendo i tedeschi a ritirarsi dalla città. Nel dopoguerra Marcello è destinato a ricoprire incarichi manageriali di primaria importanza. Già dalla metà degli anni ‘30, favorito da una doppia laura conseguita in ingegneria e in giurisprudenza, aveva mosso i primi passi nell’attività lavorativa alla Società Meridionale di Elettricità, distinguendosi per capacità e rigore. È l’inizio di una carriera brillantissima che lo porterà nel 1956, e fino al 1964, a ricoprire l’incarico di Amministratore Delegato della Rai proprio negli anni della nascita, e della consacrazione, del mezzo televisivo. Dopo l’esperienza al vertice dell’emittente pubblica, sarà ancora alla guida di realtà di primo piano dell’industria pubblica e privata italiana e non solo: dall’Unione europea di radiodiffusione a Telespazio, fino all’Assonime.

 

 

Lettere di una vita - foto di Luigi Burroni

Premio per il miglior manoscritto originale
attribuito dall'Archivio diaristico 

Giannina Benetti
nata a Bologna nel 1919, morta nel 1996

Angelo Seracchioli
nato a Parigi nel 1920, morto nel 1959

Lettere di una vita
epistolario 1939-1957

Ci sono le lettere, tantissime: una corrispondenza lunga 18 anni, quasi interamente conservata. Poi ci sono anche le poesie d’amore, le fotografie a comporre una testimonianza esemplare, nei contenuti e nella forma, di ciò che abbia significato la scrittura epistolare per anni, decenni, nell’Italia del Novecento. È la ragione di fondo per cui l’Archivio dei diari attribuisce il premio per il miglior manoscritto originale alle lettere che Angelo Seracchioli e Giannina Benetti si sono scambiati dalla vigilia della Seconda guerra mondiale, alla vigilia degli anni Sessanta. Lettere intime, spesso cariche di sentimenti esplicitati quando la lontananza tra i due - a causa del conflitto, o del lavoro, o delle vicende della vita – li costringeva a comunicare a distanza. A volte anche solo per darsi un appuntamento al giorno successivo: “ci vediamo domani”. Altre volte sfiorando i grandi avvenimenti sociali che fanno da sfondo alla vita di tutti noi, o quelli più vicini che ci riguardano. Solo la morte prematura di Angelo interromperà la fitta trama di inchiostro e carta tra i due innamorati. A distanza di anni dalla scomparsa di Giannina, la figlia Angela Maria ha riordinato le missive dei genitori in un viaggio emozionante nel loro, e nel suo, passato. E ne ha affidato la cura all’Archivio dei diari.  

Il programma della 37^ edizione:  

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