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prog 32 Premio Pieve Saverio Tutino - foto -LB132010Il tema del
Premio Pieve 2016

 

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La storia di un’emigrazione comincia sempre da un punto di partenza e finisce con un punto di arrivo. E poi c’è tutto quello che sta nel mezzo. Il viaggio. Che spesso è la parte più difficile da vivere e raccontare. Se ci chiedessero di descrivere il punto di arrivo di un’emigrazione, avremmo un vasto immaginario da richiamare. Evocheremmo prima scene tragiche che abbiamo interiorizzato in molti anni, dai barconi che affondano al largo delle nostre coste ai corpi senza vita dei naufraghi, di ogni età, riversi sulla spiagge. Poi forse ci tornerebbero alla mente i centri di raccolta e smistamento dei migranti, e la visione di chi resta ai margini delle nostre metropoli e della società. Infine, in misura minore, andremmo col pensiero a chi ha raggiunto felicemente il punto d’arrivo, a chi ha ricominciato a vivere una vita normale quand’è giunto a destinazione.

Se invece ci chiedessero di descrivere il punto di partenza di un’emigrazione, ci troveremmo in difficoltà. Penseremmo ai contesti di povertà, o di guerra civile, etnica, religiosa, che oggi in tutto il mondo creano le condizioni per un esodo in massa di milioni di uomini e donne. Ma faticheremmo a visualizzarli.

Cambio di prospettiva.

Smettere di pensare all’emigrazione come allo spostamento di un popolo da un luogo geografico a un altro. Cominciare a immaginarlo come lo spostamento da un’epoca a un’altra. Il punto di arrivo resterebbe quello dei barconi, dei margini delle metropoli e dei rari esempi di felicità. Il punto di partenza lo ritroveremmo nella nostra memoria, anche molto recente, nella storia degli italiani che hanno avuto le guerre in casa fino alla metà del secolo scorso, la povertà fino a ieri, a oggi. Allora sì che riusciremmo a visualizzare. Vedremmo partire i nostri fratelli, genitori e nonni, e vedremmo arrivare i migranti africani, mediorientali o asiatici che attraversano i nostri confini. Ci siamo lasciati trasportare da questa suggestione, da questa rilettura del fenomeno migratorio, e ci siamo resi conto che l’Archivio dei diari ha molto da dare per contribuire a una riflessione comune. Per aiutare chi fatica a immaginare quale sia il punto di partenza di un migrante. Per contribuire a scrivere la storia di ciò che sta nel mezzo, quella del viaggio. Non abbandoniamo la suggestione. Non immaginiamo il viaggio da un luogo geografico a un altro, ma il viaggio da un’epoca a un’altra. Cos’è accaduto da quando partivamo in cerca di una condizione di vita migliore, a quando abbiamo iniziato a divenire terra di approdo, spesso anche di indifferenza e di odio, per chi cerca a sua volta una condizione di vita migliore? È un viaggio difficile da raccontare. Bisogna partire dalla cronaca dell’oggi, e dalle testimonianze scritte di anni fa, e farle incontrare al punto giusto. Bisogna sovrapporre il parlato e lo scritto, lingue diverse, mondi lontani.

È così che abbiamo immaginato il Premio Pieve Saverio Tutino 2016, come l’incontro tra chi vive e racconta le emigrazioni di oggi e noi, che abbiamo raccolto e conservato, e che raccontiamo, le emigrazioni di ieri.

A tutti voi, che siete il terreno sul quale avverrà quell’incontro, diamo il benvenuto al Premio 2016. 

Il programma della 32^ edizione:  

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