Tutto ha inizio con l'autobiografia scritta da Ginetta Maria Fino e consegnata all'Archivio dei diari nel 1989. Poi il libro nato da quella autobiografia, che pre- sentiamo, intitolato "Fino a Cahors", con prefazione di Pietro Clemente. Infine il monologo teatrale "Sur les bords de la France", oggi in scena, figlio del libro nato da quella autobiografia. Fioriture della memoria.
venerdì 15 settembre ore 11.00 Teatro Comunale
Fino a Cahors di Ginetta Maria Fino C&P Adver Edizioni Effigi, 2016
incontro con Pietro Clemente
Fino a Cahors è un titolo semanticamente intenso (Fino è il cognome ma è anche l'avverbio di moto a luogo relativo al dove i Fino, famiglia di migranti irpini, si sono spinti nel loro espatrio contadino) e apre lo scritto autobiografico di una donna nata e registrata all'anagrafe francese come Ginette Marie; il cui nome fu adattato all'italiano Ginetta Maria dopo il trasferimento a Bologna. Il libro parla dell'emigrazione contadina in Francia, parla di famiglie del sud, di sottomissione e violenza sulle donne, di povertà e di storie bambine e adolescenti. Fino a Cahors è storia di un'infanzia francese che sfuma, piena di nostalgia, in una adolescenza italiana, dopo il ritorno in Italia ma non nella terra di origine. Stranieri in casa. Un'infanzia francese in cui l'amore, il dolore, la solidarietà, l'accoglienza, la fratellanza e la sorellanza, l'essere figli, appaiono nella memoria più veri, più grandi che nelle periferie contadine emiliane. Il "ritorno infelice" a Bologna è per Ginette ormai francese, una nuova migrazione: più faticosa, meno epica, forse più solitaria e meno accogliente che non quella francese. Quasi una regressione.
dalla prefazione di Pietro Clemente
Sur les bords de la France Immigrati italiani sulle rive del Lot
di e con Ginetta Maria Fino musiche dal vivo di Stefania Megale e Francesco Paolino
Migranti. Duevolte. Andareetornare. Acasa? Mai. Stranieri? Sempre. Stranieriall'estero. Stranieri in casa. Famiglia Fino, irpina, trapiantata in Francia nei primi anni '50. Figli venuti al mondo, la piccola Ginetta Maria. Anzi, Ginette Marie. Lei, nata in Francia, trapiantata in Italia. Occhi di bimba, profumi di campagna, vita contadina. Razzismo bambino, violenza, discriminazioni. In Francia, dove è nata, dove sono emigrati i genitori. In Italia, dove sono nati i genitori, dove lei emigra. Bologna, periferia, degrado. Maestra, maestra elementare. Il faro. La salvezza. Il monito, di madre analfabeta:"Studia che saprai sempre difenderti". Studia Ginette. Ginetta, ha studiato.
La notte del 30 novembre 1963 capii che la mia vita sulle rive del Lot era finita per sempre. Quella sera papà, maman gravida di 7 mesi e noi quattro bambini varcammo la frontiera a Ventimiglia verso l'Italia. Papà et maman erano stanchi di essere diversi e stranieri e del duro lavoro nei campi. All'arrivo in Italia ci ritrovammo nell'estrema periferia di Bologna in un quartiere di disperati e immigrati. Attorno a noi squallore ed emarginazione. Avevo dieci anni, con occhi di bimba mi guardai attorno, per non perdermi iniziai a scrivere di quei giorni.
dal testo drammaturgico di Ginetta Maria Fino
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Il programma della 33^ edizione:
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