Paolo Schiavocampo Stampa

Paolo Schiavocampo (foto di Giulio Azzarello)

Alle spalle del tempo
autobiografia 1927-2012 

Paolo Schiavocampo
nato a Palermo nel 1924

L’artista plastico, di fama internazionale. Ma ancora prima, durante e dopo, l’uomo: il bambino, il figlio, il fratello, l’atleta, l’amico, il fidanzato, il marito, il padre. E le tante altre cose che è stato nella vita Paolo Schiavocampo fino al giorno in cui, a 84 anni, ha deciso di raccontarsi in un’autobiografia che asseconda una delle dinamiche più frequenti, e misteriose, dell’esercizio della memoria: ricordi accelerati per il passato prossimo, meticolosi fino all’inverosimile per quello remoto. 1927. Rivedo i fuochi d’artificio per S. Rosalia in fondo al corso Garibaldi che porta al mare. Nella casa di via Gianferrara una scala porta alla mansarda. La mansarda ha due finestre: da una si vede la Cattedrale di Palermo, dall’altra la via Papireto percorsa da carrozze. La Sicilia, dove nasce nel 1924, sarà un luogo sempre centrale: ci tornerà per la famiglia d’origine, per far partorire la futura moglie Renata, per le vacanze, per lavoro. All’interno della Fiumara d’Arte, nata nell’86 lungo gli argini del fiume Tusa, nel messinese, dall’intuizione del mecenate Antonio Presti, si può ammirare ancora oggi una delle sue opere più belle. Lavoro con Antonio sull’area circostante e decidiamo insieme: lasciamo questo masso, togliamo quel cespuglio, e metro per metro risolviamo tutto lo spazio. Guardando verso il mare vedo delle lontane isole volanti, sono le Eolie e galleggiano nell’aria, solo gli dei possono abitare quei massi volanti, è magia! La ruggine della mia scultura ha trovato la sua casa. Un vento che viene dal mare al mattino e uno che torna dai monti alla sera, modella la superficie. Mio figlio Giovanni trova il nome: “Una curva gettata ogni giorno alle spalle del Tempo”. Tra mille ritorni sull’Isola, una vita vissuta in giro per l’Italia e per il mondo. Ancora bambino si trasferisce a Torre Annunziata, Napoli, a seguito del padre ingegnere e generale dell’esercito che dirige uno spolettificio; nel 1938 traslocano a Roma, dove frequenta il prestigioso Istituto Massimo, si iscrive alla facoltà di Architettura, eccelle nel gioco del tennis e dove, più tardi, frequenterà le avanguardie artistiche della Capitale. Intanto la storia inizia ad agitarsi sullo sfondo. Uscendo da studio mi trovo in via 20 settembre vicino a Porta Pia in mezzo a un corteo fascista: c’è Hitler a Roma. Un fascista esce dal corteo e schiaffeggia violentemente un tizio del pubblico che non ha salutato. Provo disgusto. Poi la guerra, le bombe, il tentativo di arruolarsi volontario dal quale il padre, ostile al regime, riesce a dissuaderlo. Con la famiglia si sposta a Varese, dove assiste impotente alle violenze repubblichine. Nel dopoguerra torna a Roma, frequenta Angelo Usai, Enrico Ferreri e Salvatore Scarpitta, si avvicina alla sinistra ma disapprova le ingerenze del PCI in campo artistico: ho messo tanti sensori in giro. L’atmosfera è antirealista e anti guttusiana: andiamo in giro per Roma gridando “Viva l’arte astratta”. Si trasferisce a Venezia, dove studia e vive di espedienti, poi a Torino per amore di Renata, con la quale comincia una convivenza che durerà 61 anni. I primi tempi sono difficili, i ragazzi vivono in stanze anguste e sopravvivono grazie a lavori occasionali. La famiglia ne osteggia l’unione. Le cose migliorano quando si trasferiscono a Milano, negli anni Cinquanta, e Paolo trova lavoro come insegnante. Adesso sono io a mantenere la mia famiglia, ho uno stipendio e mia moglie non ha più bisogno di trovarsi un lavoro: può fare la madre a tempo pieno. Appena possibile sistemiamo il bimbo nella meravigliosa nursery della mia scuola e Renata inizia il suo vero mestiere: inizi a scrivere!. Io posso dipingere! E poi, soprattutto, scolpire. Nel 1964 vive un’esperienza esaltante a New York, mentre dalla fine degli anni ’70 diventa un riferimento per la comunità di Rapolano, in Toscana. Le sue opere sono ormai note in tutto il mondo: dalla metropoli al piccolo paese, ovunque lascia un segno artistico indelebile al suo passaggio.

[foto di Giulio Azzarello]

 

 

 

Il programma della 36^ edizione:  

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